martedì 18 gennaio 2011

L'amore ai tempi di Eddie Vedder.

Gioco in casa, anche qui: Pearl Jam, maggiori esponenti della scena grunge di Seattle, insieme a Nirvana, Alice in Chains e Soundgarden. Potremmo quasi definirli "The survivors".

Non sono qui per farne uno sterile elenco di album, canzoni o influenze, ma per soffermarmi(ci) sui loro testi, sulle parole, sulla loro "poetica".
Non sempre è facile rendersi conto dell'importanza dei testi, in primis perchè la musicalità dei P.Jam è davvero preponderante, ha qualcosa di classicamente originale, è il Loro suono e basta, ed inoltre, diciamocelo, a volte noi italiani siamo un pò patriottici riguardo alla nostra lingua(per non dire eccessivamente pigri) e la voglia di scoprire il significato delle altre è limitato.
Certo, basterebbe Google.
Rimane il fatto che leggere i loro testi è paragonabile a leggere una raccolta di poesie di Prévert, o almeno l'effetto emotivo in me è stato pressoché identico.

Eddie Vedder lavorava in una pompa di benzina a San Diego, era l'ormai lontano 1984.
Jack Irons, ex batterista dei RHCP, nonchè amico di Eddie, consegnò il demo di quattro "Bastardelli" [fossero tutti come Ament, Gossard, McCready e Cameron i "bastardelli"] del panorama grunge di Seattle al futuro frontman dei P.Jam. Da questa unione di anime rock uscirono i primi capolavori del gruppo:"Alive", "Footsteps" ed "Once", riuniti nell'album "Ten"(1991).

Il seguito della storia è noto alle orecchie di molti, o almeno spero lo sia.

I primi testi scritti da Eddie Vedder hanno una forte connotazione autobiografica(Alive o Jeremy, ad esempio), un concentrato di malinconia grunge, nichilismo e auto-distruzione, caratteristiche che si ritroveranno con regolarità nei primi due album, "Ten"(ibidem) e "Vs"(1993).

Il forte nichilismo vedderiano si tramuterà in spirito ribelle e dissidente, soprattutto in ambito politico e sociale contro le dinamiche "espansionistiche" americane. Non manca certo il tema dell'amore, soprattutto nella sua forma di delusione e disillusione(il giovane Vedder se la sarà vista davvera brutta per scrivere un divino lamento come Black), ma ci sono anche rare perle di un ritorno romantico come "Wishlist" e "Just breathe".


Gli album che hanno maggiormente segnato la mia personalissima critica sono "Vitalogy"(1994) e "Yeld"(1998). Non saprei spiegare i motivi di tale scelta, credo sia una questione di abissale empatia, esattamente come quando si legge una raccolta di poesie e si "decide" con inspiegabile sicurezza che quell'autore è nelle nostre corde oppure no.


Non credo sia utile ai fini artistici delimitare una barriera netta ed invalicabile tra poesia e poetica, o almeno in questo caso lascio il compito ad esperti critici pagati per farlo.
Meglio godersi le parole del "persempregiovane" Eddie Vedder.


Una volta divisi
niente è rimasto da perdere.
Qualche parola quando viene detta,
non può essere rimangiata.
Cammina per i fatti suoi
con pensieri che non riesce a pensare,
pensando al futuro,
ma nel passato era lento e abbattuto.
Un lampo improvviso, maledisse il giorno che lasciò andare.
Uomo da niente.
Uomo da niente.
Non è forse qualcosa?
Uomo da niente.
Tempo fa lei credeva
in ogni cosa lui dicesse.
Un giorno divenne inflessibile,
prese un' altra strada.
Sguardi vuoti.
Da ogni angolo di una cella divisa
qualcuno fugge,
qualcuno rimane dentro se stesso.
Colui che dimentica
Sarà destinato a ricordare.
Uomo da niente.
Uomo da niente.
Non è già qualcosa?
Uomo da niente.
Lei non lo vuole,
non lo nutrirà.
Dopo che lui è volato via,
Verso il sole... 
Verso il sole.
Brucia... Brucia.
Uomo da niente.
Avrebbe potuto essere qualcosa.
Uomo da niente.




Vuota è la parola...
 La vendetta non ha senso vicino a lei.
Non si riesce a trovare pace a questo mondo.
Lacrime artificiali,
anima pugnalata.
Avanti il prossimo, volontari.
Vulnerabile, per niente saggio,
un vagabondo ha trovato casa
e un desiderio a cui aggrapparsi,
ma c'è una botola nel sole.
Immortalità.
Privilegiato come una puttana.
Vittime in richiesta di uno spettacolo pubblico.
Spazzato via attraverso gli spacchi sotto la porta.
Più sacro di te... Ma come?
Arreso, 
ma comunque giustiziato.
Vita dissolta, la scatola dei sigari in terra.
Un vagabondo ha trovato casa
e un desiderio a cui aggrapparsi,
ma vide una botola nel sole.
Non posso fermare i pensieri...
Sto correndo nelle tenebre
di fronte ad un segnale di bivio.
Tutti i bravi vagabondi devono decidere.
Mamma, sono spremuto e venduto,
ho venduto l'avambraccio all'asta
e le basette nel lavandino...
Vagabondi muovetevi!
Non può durare a lungo,
qualcuno muore solo per poter vivere.



GIVEN TO FLY

Si sarebbe potuto sintonizzare, sintonizzare, ma stonò.
Un brutto momento, niente poteva salvarlo.
Solo in un corridoio, aspettando, chiuso fuori;
si alzò e se ne andò da là, corse per centinaia di miglia.
Arrivò all'oceano, si fumò una sigaretta su un albero.
Si alzò il vento, lo mise in ginocchio.
Un'onda arrivò schiantandosi come un pugno sulla mascella
Gli donò le ali: "Hey, guardatemi adesso".
Braccia aperte con il mare ai suoi piedi.
Oh, potere oh!
Sta volando, completamente, alto, immenso.
Fluttuò giù perchè voleva condividere
la sua chiave per i lucchetti delle catene che vedeva ovunque,
ma prima venne spogliato e poi pugnalato.
Da uomini senza volto, come dire, bastardi.
È ancora in piedi.
E ancora dà il suo amore, ancora lo regala.
L'amore che riceve è l'amore che viene salvato
E qualche volta si vede uno strano punto nel cielo,
Un essere umano a cui è concesso di volare
Alto, volando,
Alto, volando, sta volando.


Selezionare così pochi brani da inserire è stato emotivamente stressante, ma spero di avervi lasciato la voglia di scovare nella loro discografia la POESIA più adatta a Voi.


Consigli d'ascolto:

Con affetto rock, Arianna.












domenica 16 gennaio 2011

Elogio alla Sacerdotessa.

Difficile trovare qualcuno che non La conosca, o almeno che non conosca la sua più celebre canzone: "Because the night".
E' Lei, la Sacerdotessa "maudit" del rock, è Patti Smith.



La sua è una figura così energica, mistica, indolente; è l'incarnazione di uno Spirito dirompente che fa delle sue canzoni "poesie maledette".
Non potevo non aprire il blog con un elogio alla mia eroina rock per eccellenza [Quando si parla di Patti è difficile per me essere emotivamente distaccata, lo ammetto].
Riascoltavo per l'ennesima volta il cd Horses(1975), pietra miliare dello scenario rock-underground anni '70; non è solo la prima pubblicazione musicale della Cantantessa, ma è il punto di partenza per una nuova visione musicale, dove  il testo, la lirica non è qualcosa di secondario al suono visionario di quegli anni, ma è ciò che da forma ad essa. Insomma è la degna "allieva" di Bob Dylan.
In questo, come negli altri suoi lavori, i riferimenti d'eccezione sono da ritrovarsi nella filosofia beat americana, scrittori ed interpreti quali Kerouac, Burroughs e Ginsberg hanno profondamente segnato quella che sarà tutta la sua produzione artistica.
Chi più di tutti, però, può dirsi il vero Maestro della lirica e dello Spirito religiosamente oscuro di Patti è Arthur Rimbaud, il poeta maledetto, colui che ella stessa definisce "il primo poeta punk della storia".
Proprio a lui è ispirato e dedicato il secondo album, "Radio Ethiopia"(1976), disco con uno stile meno graffiante di "Horses", ma con un'aurea di irrompente solennità liturgica, alla quale non manca di certo quella vena punk-underground tanto cara alla New-York dei Velvet Underground in cui cresce e si forma l'animo rock di Patti.



Nel 1978 arriva la collaborazione con Bruce Springsteen per il singolo "Because the night", disco trainante dell'album Easter(1978). Album sicuramente poliedrico, visionario ed onirico dove possono "convivere" senza traccia di contrasti interni ballate come "Because the night" o "We shall live again" con sonate ritmiche e anfetaminiche come "Rock'n roll nigger". Diciamolo, Lei può.

L'ultimo disco degli anni '70 sarà "Wave"(1979) e con esso si chiuderà un ciclo: lo scenario underground di New York, il rapporto [quasi ossessivo] con il suo grande amico Robert Mapplethorpe, le sue giovani visioni "salvifiche", la sua religiosità "dissacrante", il punk come stile musicale e come stile di vita, dunque.
Ma se ne aprirà un altro, ancor più tumultuoso, ancor più convulso, certo più maturo.


La fine degli anni '80 è segnata da due episodi che metteranno a dura prova l'energico fervore di Patti Smith: la morte del fotografo R.Mapplethorpe(ibidem) e la morte del marito, il chitarrista Fred "Sonic" Smith.
Ma Lei, con la forza, la tenacia, la grinta che da sempre la contraddistinguono, continuerà nella sua crescita interiore, nella sua produzione artistica, nei suoi "Credo". E' una donna che non si lascia scalfire, non lascia scampo a "chiusure" di sorta, ma solo ad eterne strade verso ciò che per Lei è la Salvezza: l'Arte, la Passione, un'intima religiosità. Potremmo quasi dire:"Fiducia nell'umanità".
Sissignori, "People have the Power", fatevene una ragione!

CONSIGLI D'ASCOLTO:
-http://www.youtube.com/watch?v=c3coSfks4rQ
-http://www.youtube.com/watch?v=M_ciiCyxOJA&feature=related
-http://www.youtube.com/watch?v=DLIkM4wvcC8&feature=related
-http://www.youtube.com/watch?v=bKqpaWUFHdo&feature=related
-http://www.youtube.com/watch?v=Dwqh2IjrxfM

CONSIGLI DI LETTURA:
"Just Kids" P.Smith, 2010.


Con affetto rock, Arianna.